Incontrai per la prima volta la scrittura di Giorgio Bassani vent’anni fa, me ne rendo conto soltanto ora. Avevo sedici anni e mi trovavo nella biblioteca scolastica dell’istituto dove frequentavo la classe terza. Come accadde molte volte, anche in quell’occasione ero sfuggita alla lezione di educazione fisica per dedicarmi a un’attività che ritenevo molto più utile agli altri e molto meno umiliante per me: mettere in ordine i volumi del prestito e catalogare i nuovi titoli. La mia insegnante mi passò con nonchalance un piccolo libro, piuttosto consunto e dal tipico odore di biblioteca, quello della carta che è passata tra molte mani, un po’ ingiallita, il dorso del volume ruvido di mille pieghette. Era Gli occhiali d’oro e lo divorai in un paio d’ore. Quello, per me, sarà sempre il libro della ginnastica. Leggevo e ogni tanto alzavo gli occhi dalla pagina per allontanarmi qualche secondo dal profondissimo senso di ingiustizia che stavo provando. Sentii di nuovo le stesse sensazioni anni dopo, quando proposi Gli occhiali d’oro al gruppo di lettura che coordinavo,… Continua a leggere