Vanina Guarrasi è a Palermo da quindici giorni, tornata temporaneamente alla Catturandi per aiutare i colleghi in un’operazione delicata: prenderlo, Salvatore Fratta detto Bazzuca, latitante da anni, fintosi morto da tempo, ma della cui esistenza Vanina non ha alcun dubbio. Lui, quel capo mafioso, col tempo ha acquisito forza. Lui, nascosto come i topi, rappresenta ancora l’ultima radice, la più difficile da estirpare, quella del commando che molti anni prima ammazzò suo padre, per strada, per far fuori un uomo di polizia, un uomo dello Stato come è anche lei adesso.
Il vice questore Guarrasi ora è di stanza a Catania, nella sezione Reati contro la persona – ovvero alla Omicidi – della Mobile e ha appena risolto un’indagine complicata, dalla quale soltanto lei poteva uscire con una soluzione.
Aveva ragione Adriano: per entusiasmarla veramente, per sentirselo suo, un caso doveva avere un indice di “rognosità” tale da occuparle la mente per giorni, fino alla sua totale risoluzione.
Una ragazza era stata uccisa e gettata tra gli scogli, chiusa in una valigia. Di quel caso spinoso abbiamo letto tutto in La logica della lampara, uscito lo scorso anno sempre per Einaudi Stile Libero.
Giovanna Guarrasi, detta Vanina, invece, l’abbiamo conosciuta in Sabbia nera, il primo libro di Cristina Cassar Scalia, il primo capitolo di una vita che non vorremmo mai smettere di leggere, di conoscere. Già, perché la Guarrasi in questi tre anni e tre libri è diventata reale, in carne e ossa come per pochi personaggi letterari accade veramente: immaginarsela davanti agli occhi, credere o desiderare di conoscerla davvero è inevitabile dopo aver letto storie così.
Con La salita dei saponari il vice questore e tutta la sua squadra – il braccio destro Spanò, la bella ispettrice Bonazzoli, il mastodontico capo Tito Macchia e pure il commissario in pensione Biagio Patanè (che anche stavolta non potrà esimersi dal partecipare alle indagini) – sono alle prese con un doppio omicidio dal gusto internazionale.
Esteban Torres, ricco uomo d’affari statunitense di origini cubane e doppia cittadinanza italo-americana, viene ritrovato morto nel parcheggio dell’aeroporto di Catania. Vanina rientra da Palermo immediatamente e cerca di ricostruire la vita di questo strano individuo, freddato nella sua auto, con la sua pistola. Viene fuori che l’imprenditore gestisce numerosi affari, che il passato cubano è povero di dettagli e che il tutto sembra macchiato da un alone di mistero, da qualcosa che fa sospettare immediatamente gli inquirenti.
Che genere di affari hanno portato Torres a Catania? C’è la possibilità di una collusione mafiosa?
La Guarrasi, al solo pensiero, ha la nausea: pensare di doversi mettere a fare la guerra pure al clan degli Zinna le fa venire il voltastomaco, tanto sono recenti e dolorosi i trascorsi palermitani.
A Palermo c’è la sua famiglia: la madre Marianna, da anni risposata col noto cardiochirurgo Federico, che vuole bene a Vanina come a una figlia; la sorellastra che sta per sposarsi e a cui lei deve fare da testimone. E poi c’è Paolo, il pubblico ministero Malfitano, colui che Vanina ha salvato da un agguato tempo prima e che, proprio per questo e per i continui rimandi ai ricordi del passato, non riesce a vivere come il grande amore della sua vita.
Vanina si circonda della sua squadra, a Catania, e va avanti, cercando di fare chiarezza sul delitto, a cui ben presto si aggiunge un secondo omicidio, quello dell’amante stabile di Esteban Torres a Catania, Roberta Geraci detta Bubi, trovata morta nel vecchio pozzo del cortile di un albergo di lusso a Taormina.
E così subentrano anche i carabinieri della provincia messinese e pure il collega Carlo Colombo, una vecchia conoscenza di Vanina che arriva dritto dritto dall’Interpol di Roma.
Insomma, gli elementi per un giallo italiano con ottima cornice siciliana ci sono tutti.
Non solo. Ne La salita dei saponari leggiamo una storia degna dell’eredità del grandissimo maestro del giallo italiano, Andrea Camilleri.
Si respirava questa aria bella e pregna di soddisfazione già nei due libri precedenti, ma in questo ultimo romanzo Cristina Cassar Scalia colpisce dritto al cuore dei lettori, costruendo una storia scritta magistralmente, che stupisce con il colpo di scena finale e risolutivo e lascia col fiato sospeso sul futuro di Vanina Guarrasi.
Prendetevi un giorno solo per voi e per questo libro.
Cominciatelo la mattina, appena svegli.
Prima di cena lo avrete terminato.
E sarà una delle giornate meglio spese della vostra estate.
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Questa recensione si inserisce tra i contributi di Giallo Bufò, una versione esclusivamente online di Il lettore ignoto, l’inserto periodico di consigli di lettura elaborato dalla libreria Bufò di Torino con la mia collaborazione per quanto concerne la narrativa adulti.
Per l’estate 2020 la decisione è stata quella di uscire soltanto in versione digitale, con post e articoli pubblicati sui canali social della libreria e di Blufiordaliso. In questo modo i nostri consigli di lettura sono liberamente accessibili e fruibili da tutti.
Da sempre Il lettore ignoto (titolo della nostra rubrica liberamente ispirato all’illuminante libercolo L’ignoto ignoto di Mark Forsyth edito Laterza) è pensato e realizzato anche come un piccolo supporto alle attività dei Gruppi di Lettura della libreria.
Per questa edizione abbiamo scelto la totale gratuità dei contenuti, anche considerato il particolare momento che tutti noi abbiamo vissuto e stiamo vivendo.
Vi chiediamo, però, qualora decideste di acquistare uno o più titoli tra quelli suggeriti, di farlo da Bufò, anche se abitate lontani: con il servizio Libri da Asporto la spedizione è attiva in tutta Italia con tariffe molto agevolate. Grazie!
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