“Ti è piaciuto Le otto montagne di Cognetti? Io ho appena finito di leggerlo.”
“Si, bellissimo. L’avevo già letto prima dello Strega.”
“Si, anche a me è piaciuto. Lo consiglio a tutti quelli che mi chiedono com’è.”
Ecco, questo potrebbe essere un dialogo-tipo tra due amici/conoscenti che, per fare due chiacchiere davanti all’aperitivo del venerdì sera, commentano le rispettive letture. E la conversazione, generalmente, va poco oltre alle domande-base e, soprattutto, alle risposte-standard: mi è piaciuto/non mi è piaciuto.
A pensarci bene, quando qualcuno ci fa domande su un libro, è difficile rispondere in un modo che non sia mi è piaciuto/non mi è piaciuto. Sono, appunto, domande-base per risposte-standard. Sono dentro di noi da sempre, da quando la nonna ci chiedeva se ci fosse piaciuta la storia di Cappuccetto Rosso. Si sono fossilizzate e sono diventate un automatismo, quel genere di automatismi che fanno parte dell’educazione, della forma, della gentilezza. Un po’ come quando si incontra qualcuno e gli si domanda “Come stai?” e la risposta-standard è quasi sempre “Bene, grazie. E tu?”
Queste sono conversazioni informali, cioè conversazioni che appartengono alla quotidianità, utili a rispettare le buone convenzioni di vita sociale e a ingannare il tempo quando si è in coda alle Poste, ad esempio.
Condividere realmente una lettura significa far evolvere la conversazione da informale a formale. E con formale non intendo l’utilizzare espressioni desuete alla Downtown Abbey. Intendo l’andare oltre alle convenienze, sfruttare al meglio la nostra percezione del tempo e dello spazio e fare tesoro del meraviglioso vocabolario che possiamo vantare.
A mettere nero su bianco questa importante differenza tra le due conversazioni è stato Aidan Chambers, autore pluripremiato di narrativa per ragazzi, studioso e docente inglese che ha fatto della promozione della lettura (in modo specifico rivolgendosi ai bambini) il suo obiettivo primario. Il testo a cui mi riferisco è Il lettore infinito, un saggio preziosissimo per tutti coloro che sanno quanto sia importante avere un buon rapporto con i libri e la lettura, oltre che per ogni educatore.
Sapere che ogni lettore può conversare meglio, impegnarsi a portare le proprie parole all’orecchio di chi lo circonda in modo responsabile e attivo, è l’elemento che può rincuorare tutti noi e dare un grandissimo aiuto a vivere una cultura di qualità, tutti i giorni.
E non sono soltanto i bambini a doverlo fare. Come delle spugne assorbono le parole dei grandi e gli strumenti che possiamo fornire loro diventano in breve un modus operandi concreto.
Gli adulti, invece, scoprono, così, un nuovo, interessante modo di parlare, di condividere.
Questo è il significato reale di condividere una lettura. Parlarne con altre persone argomentando, avventurandosi in terreni lessicali poco frequentati e dando al sentimento qualcosa in più del mi è piaciuto/non mi è piaciuto.