Restavo a guardare fuori sui tetti di Parigi e a pensare : “Non preoccuparti. Hai sempre scritto prima e scriverai adesso. Non devi far altro che scrivere una sola frase vera. Scrivi la frase più vera che conosci”. Così alla fine scrivevo una frase vera, e poi da lì andavo avanti.
Una della citazioni più famose di Ernest Hemingway, tratta da Festa Mobile.
Un mantra per chi desidera scrivere. Anzi, per chi sente che la scrittura è una necessità, non un passatempo o un divertimento.
Scrivere non è fare il punto croce o giocare una partita di calcetto. Scrivere è il lavoro che occupa tutta la tua testa, tutto te stesso, tutte le tue energie. Che si ricaricano soltanto quando il lavoro è concluso ed è buono, almeno per te.
Spesso non ci si diverte scrivendo, nemmeno un po’. Si soffre e, al massimo, ci si crogiola nella propria sofferenza.
Quando scrivi per tante ore, davanti al monitor del computer, il tempo si allunga e si accorcia a seconda di quello che stai scrivendo, ti bruciano gli occhi, i polsi appoggiati sulla tastiera fanno male, la schiena duole.
Quando scrivi per pochi minuti, invece, i tuoi piedi hanno delle radici ben piantate sul pavimento del bus, tentando un vago equilibrio, e tu scarabocchi qualcosa sul tuo taccuino, con una grafia pessima. Ne viene fuori un paragrafo illeggibile, che forse può contenere l’idea del secolo, ma ora che sei tranquillo a casa puoi fare affidamento soltanto sulla tua memoria.
Quando hai finito un racconto, un romanzo, una poesia sai che quella è una creatura soltanto tua. Che sicuramente ha attinto dalla tua e da tutte le vite che hai incontrato, ma che hai generato soltanto tu. E’ ancora più tua di un figlio, perché un figlio si fa in due.
Scrivere ti è necessario perché sai che è l’unica cosa che ti appartenga davvero.
E’ difficile, faticosa, dolorosa, ma è soltanto tua. Dipende esclusivamente da te.
Tu la condizioni, la lasci vivere in pace su una pagina o in tumulto dentro di te. Sai che tanto, quando si stanca di vivere nella tua testa, sgomita, spinge, scalcia, finché non la fai uscire. E diventa la tua creatura.
A volte passi del tempo senza scrivere, senza appoggiare le dita sulla tastiera o far scorrere la penna sulla carta. Una parte di te si dispera, ti chiedi cosa non funzioni, come sia possibile risolvere il blocco dello scrittore.
Poi, col tempo, capisci che in realtà non ti sei mai fermato, che la tua storia, la tua creatura, stava semplicemente sonnecchiando nella tua testa e non era ancora pronta per essere letta dai tuoi occhi, per mostrarsi in caratteri neri sulla pagina.
Così, impari ad attenuare la disperazione e a cercare soltanto la frase più vera che conosci.
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