Ci ho messo un po’ per capire che la vita di un corpo con un disturbo del comportamento alimentare è molto simile alla vita di un giardino, stagione dopo stagione.
Se pensiamo che il cibo sia il centro di tutto, sbagliamo: troppo presente o mancante, il gesto di alimentarsi è il rimedio scorretto, è il concime che spargiamo ai piedi delle nostre piante senza contezza delle sue proprietà o quello che non utilizziamo affatto, convinti che la terra possa farcela da sola. Il corpo è il vero giardino, è lui al centro di tutto e su di lui un dca si abbatte come un clima difficile, inospitale.
Ciò che vi posso raccontare oggi, 15 marzo, è che un disturbo del comportamento alimentare all’inizio è come l’effetto di un brutto temporale su un giardino pieno di fiori, di piante rigogliose e alberi maestosi. L’acqua benefica arriva, ma con una tale intensità, accompagnata da vento e fulmini e grandine, che dopo tutto è ammaccato e stanco, talvolta spezzato.
Il momento stesso in cui si capisce, realmente e consapevolmente, di avere un dca è esattamente quel momento: il primo attimo dopo il temporale, con le nuvole che ancora corrono veloci sopra la testa e i rami gocciolanti. Ci si guarda e si vedono soltanto alberi divelti, braccia troppo grandi o troppo esili, fiori zuppi d’acqua e di terra, gambe irriconoscibili.
Lo stordimento è tale e tanto da cedere alle emozioni e allora capita di piangere. Forse. Tanto.
Però, come i giardinieri e le giardiniere ben sanno, dietro la delusione e la rabbia e il dolore per una natura che sembra essersi rivoltata contro di noi, c’è una nuova possibilità di adattamento, di crescita, di sviluppo. Dopo una tempesta il giardino si risolleva, lo fa sempre. Raduna le forze e fa la conta dei danni irreparabili e di ciò che si può salvare, decide dove investire le forze, riparte.
Fare lo stesso sul proprio corpo è più difficile e laborioso. Richiede un impegno e un dispendio di energie che alcune volte, purtroppo, non riusciamo più a mettere in campo, soprattutto se il temporale si è prolungato sul nostro corpo per molto tempo.
Qualcosa di irreparabilmente danneggiato c’è sempre e rimane in noi come un ramo abbandonato, ma la cura che dedichiamo alle dalie può essere la stessa da mettere in atto per il nostro corpo. La ripeteremo molte volte. E molte volte fallirà. E spesso ricominceremo da capo perché ci siamo dimenticati come si fa, a prendersi cura del nostro stesso corpo.
Nuovi temporali si abbatteranno su di lui, ma un piccolo pezzo di consapevolezza in più ci aiuterà ogni volta a sfruttare meglio tutta l’acqua che è caduta, come nuova linfa.
Sappiamo di trattarci male, il più delle volte. Perdiamo il controllo, come la tempesta che si abbatte furiosa senza vedere nulla intorno a sé. Oppure lo esercitiamo troppo, questo controllo. Troppe cure, troppi sguardi impietosi, troppo accanimento. Non si tratta mai di trascuratezza, no. Il corpo di una persona con un disturbo del comportamento alimentare è quanto mai presente nei suoi pensieri. È un corpo grosso, ingombrante, detestabile, nella maggior parte dei casi. Lo è perché si mangia troppo; lo è negli occhi di chi mangia troppo poco e continua a vederlo così.
E dopo il temporale? Dopo il temporale, come vi ho scritto, il giardino è gocciolante e stanco, ma pian piano di adatta, i fiori tornano a sbocciare, spesso da un ramo spezzato se ne sviluppano di nuovi, più forti e rigogliosi. Affidiamo il nostro corpo alle cure di un giardiniere o una giardiniera più esperti di noi: chiediamo consigli, leggiamo libri di letteratura verde e riviste di giardinaggio. Facciamo dei tentativi, ci osserviamo; sbagliamo di nuovo e aggiustiamo il tiro per la volta successiva. Capiamo che seminare in piena terra va bene quando la primavera è già calda, che mangiare meglio è possibile, che non tutti i temporali devono per forza abbattersi sul nostro corpo. La pioggia tornerà, certo, ma poco alla volta i giorni di sole saranno sempre di più.
E il nostro giardino temerà lo spettro del dca come sempre si teme il temporale, ma sarà anche capace di fiorire ogni anno di più e di mostrare agli occhi di tutti i suoi colori.
Questo articolo esce oggi perché il 15 marzo di ogni anno è la Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, dedicata a tutt* coloro che hanno o hanno avuto un disturbo del comportamento alimentare. Se avete letto le mie parole, avrete notato che non ho mai parlato specificamente di un dca in particolare, né ho offerto suggerimenti di cura: questo è compito dei medici e nessun altro può intervenire se non loro. Inoltre, ciascun* di noi è un diverso giardino, con i propri equilibri: generalizzare o, peggio ancora, consigliare rimedi fai-da-te è inutile e dannoso.
C’è ancora molta diffidenza nell’affidarsi, molta vergogna, tanta ignoranza. Ho imparato che è proprio la combinazione di questi tre fattori a gonfiare il temporale, a renderlo incontenibile e cattivo: se qualcun* vicino a voi sente arrivare la tempesta, offrite a lei o a lui un riparo fatto di conoscenza e professionalità. È il gesto migliore da compiere.
E noi, che invece abbiamo vissuto il temporale più forte, ricordiamoci che il giardino riprende sempre a fiorire, anche dopo mille nuvole nere.
Sara