E così il 2020 è arrivato, per tutti noi.
Chissà come sarà questo nuovo anno, chissà cosa ci accadrà.
Il nostro sconosciuto destino è forse l’aspetto più ammaliante della vita, il senso mai trovato, l’inafferrabile che richiede tanto di quel coraggio che fermarsi a pensarci su è un tuffo al cuore.
Abbozzo questo articolo da un mese circa e, forse, il fatto che veda la luce definitiva proprio oggi può considerarsi di buon auspicio per l’anno nuovo: un anno durante il quale vorrei dedicarmi ancora di più alle sfumature delle storie.
Alle sfumature della mia storia, quella fatta di (ormai lo posso dire senza troppa paura) tredici capitoli, così impegnativi, difficili eppure meravigliosi che io abbia mai incontrato.
E alle sfumature di tutte le storie che incrocio sul mio cammino: quelle dei libri che leggo e quelle delle persone mi parlano di loro, comunicandomi qualcosa splendente di tanti colori diversi.
Ho capito poco fa che parlarvi oggi di questo libro è indubbiamente la cosa migliore che io possa fare, perché tutto, qui – su Blufiordaliso, per me – parte dalle parole. E ciascuna parola ha una storia dietro, una etimologia che non conosciamo.
Ogni parola arriva da una fonte, che l’ha creata secoli fa e l’ha fatta sgorgare fino a noi.
Di 99 parole speciali ci parla Andrea Marcolongo, nel suo nuovo libro Alla fonte delle parole, da poco uscito per Mondadori.
Io ho conosciuto questa autrice con La misura eroica (Mondadori) e della sua scrittura mi sono innamorata.
I suoi non sono romanzi, bensì testi sempre dedicati alla bellezza delle parole, testi che ci trasmettono contenuti linguistici importanti, che ci fanno imparare qualcosa di nuovo, che ci riavvicinano (o ci avvicinano per la prima volta) a lingue antiche ed eleganti come il greco in La lingua geniale (Laterza).
Eppure, non sono nemmeno dei saggi, così come siamo abituati a conoscere il genere.
Sono racconti di vita, intrecci di linguaggi, storie, Storia, cultura ed esperienze personali: il fil rouge che tiene insieme tutto è la magia che Andrea Marcolongo riesce a compiere in ogni suo libro, rendendo le sue pagine così vicine a noi e piene di vita vera che il cosmo intero – almeno per il tempo della lettura – riesce quasi ad avere un senso.
Ho incontrato Andrea esattamente un mese fa, una piovosa domenica di inizio dicembre, a Cavallermaggiore, in occasione della 26a Fiera Piemontese dell’Editoria. È stato il realizzarsi un piccolo sogno e non vi nascondo che ero seriamente emozionata. Io, che delle parole sento peso e leggerezza ogni giorno, da sempre, e che proprio per questo spesso non vengo compresa, mi sentivo una minuscola formica al suo cospetto, seduta sulla sedia pieghevole del palco di un teatro ad ascoltarla.
Ci ha raccontato che scrivere questo libro è stato un modo per ritrovarsi, per fare silenzio e prestare attenzione a come parliamo. E io penso che tutto ciò si trasmetta pienamente al lettore.
Leggendo queste pagine ritroviamo, sparse, 99 parole di cui l’autrice ricostruisce l’etimo indietro nel tempo, andando a ritrovare radici greche, latine, indoeuropee o ancora più lontane. Di queste 99 parole, però, Andrea Marcolongo non parla soltanto del passato, ma le colloca nel presente e consiglia al lettore – spesso raccontando il suo personale rapporto con loro, il ricordo o l’esperienza di vita che la legano a ogni singolo etimo – come utilizzarle e concepirle nelle frasi del futuro.
Nella prefazione ci dice che etimologia, da sempre, significa militanza e insieme resistenza, dunque scoprire 99 storie di militanza e resistenza che riguardano ognuno di noi da vicino (poiché trattasi di parole che utilizziamo quotidianamente) è bellissimo.
Così leggiamo di come fuoco possa significare non soltanto ciò che arde, brucia, ma anche ciò che implode dentro di noi, trasformandosi in brace sulla quale crogiolarci ancora un poco, non molto.
Leggeremo che filologia significa amore per la parola e che, talvolta, per amare veramente una parola occorre tradirla, ovvero divulgarla e consegnarla nelle mani di chi incontriamo sul nostro cammino.
Scopriremo che dall’etimo leggere derivano lettura, lettore, leggenda e lezione e che l’etimo libro, invece, deriva dal latino liber, parola designata a connotare la membrana sottile tra il legno e la corteccia di un albero così come pure l’aggettivo libero.
Sapremo che essere innamorati, etimologicamente, significa che qualcun altro entra nella nostra vita e noi entriamo nella vita di qualcun altro.
Potrei continuare così fino a raccontarvi tutte le 99 parole che Andrea Marcolongo ha racchiuso in questo libro, così particolare. Mi fermerò qui, perché penso che leggere queste pagine sia un regalo che ciascuno possa e debba farsi, sempre e soprattutto a inizio anno.
Perché i primi giorni di ogni anno sono speciali, sebbene si ripetano più e più volte nel corso della vita intera. Sono quei giorni in cui, per davvero, torniamo alla purezza bambina nascosta nel nostro profondo, quella che la quotidianità adulta più dura nasconde velocemente.
I primi giorni dell’anno sono quegli attimi che, deliberatamente, dedichiamo a noi, pensando a buoni propositi, desideri che vorremmo veder realizzarsi, progetti tutti da imbastire.
E allora questo libro può aiutarci, con la sua verità e il senso così forte di attaccamento alla fonte, alla sorgente da cui tutto è iniziato e da cui il cammino continua.
Auguri a tutti voi, per un 2020 pieno di sfumature, parole, storie.
Auguri Andrea, per un nuovo anno ricco di emozioni e di tutta la semplicità dei gesti con i quali ci hai donato le tue parole.
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