I colori del fiordaliso
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Primavera, rinascita e coraggio

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Eccoci giunte a un nuovo appuntamento, proprio il 21 marzo, proprio il primo giorno di primavera.

E di questo parleremo: primavera, rinascita, coraggio.

Con la narrativa e la poesia, gli strumenti che più amiamo.

Ritenzione lirica

La primavera è in pericolo.

È un pensiero martellante di cui non riesco a liberarmi, in questi giorni.

Sarà che quest’anno l’inverno ce lo siamo perso per strada: i fiori sono sbocciati con oltre un mese di anticipo. Fa caldo. Molto caldo. Troppo caldo.

Signori, inutile che ce la raccontiamo: queste potrebbero essere le ultime primavere che vediamo sbocciare. Il clima sta cambiando, è sotto gli occhi di tutti. E non ce la faccio, a godermi questa bellezza senza avere paura.

È passata una settimana scarsa dallo sciopero mondiale contro il cambiamento climatico del 15 marzo. Io ho partecipato a Fridaysforfuture con una poesia, che vi riproporrò alla fine di queste righe. Ma non basta. Servono gesti concreti, una presa di coscienza dell’insostenibilità del nostro stile di vita. Un’assunzione di responsabilità.

Dobbiamo sostenere politici che si impegnino davvero per l’ambiente. Non abbiamo tempo: la politica deve darci risposte, dobbiamo pretenderle.

Ma non basta neanche questo. Come singoli, abbiamo l’imperativo morale di pensare all’impatto delle nostre scelte di vita sul pianeta.

Io come individuo cerco di fare la mia parte ogni giorno, consapevole che potrei fare di più.

A primavera la natura rinasce: tocca anche a noi rinascere, come ha evidenziato Sara, e sarebbe bello ripartire rendendo più sostenibili le nostre abitudini.

Quindi oggi, prima di lasciarvi la mia poesia, voglio appuntare qui con voi 10 gesti concreti, facili, che io riesco ad attuare ogni giorno senza difficoltà e che possono ridurre il nostro impatto sull’ambiente.

– Mangiare meno carne: due o tre porzioni a settimana sono sufficienti.

– Portare sempre con sé sacchetti di stoffa per non usare quelli di plastica.

– Non utilizzare piatti e bicchieri di plastica.

– Comprare frutta e verdura di stagione, locale, magari al mercato da un rivenditore di fiducia e possibilmente sfusa: vi accorgerete che costa molto, molto meno e dura anche molto di più!

– Evitare le confezioni monoporzione con tanti imballaggi: anche questa scelta vi porterà a risparmiare moltissimo.

– Spostarsi a piedi o in bici il più possibile: costa meno della palestra e consente di non inquinare.

– Sostenere organizzazioni che piantano alberi, come Treedom. È un bellissimo regalo da fare alle persone che ami o a te stesso e contribuisce a neutralizzare le tue emissioni. Io cerco di piantare almeno 3 alberi all’anno, è poca cosa ma meglio di niente.

– Fare pochi viaggi aerei. Inquinano tantissimo. Io sono diventata consapevole da poco di questa forma di inquinamento, non viaggiando in aereo per lavoro ho deciso che cercherò di non prendere più di 1 volo A/R all’anno (ma è un inizio).

– Usare detersivi e saponi ecologici. Sono disponibili in quasi tutti i supermercati, costano all’incirca come quelli normali e la pelle ringrazia.

– Non comprare più vestiti se non ce n’è un reale bisogno. Abbiamo armadi pieni di abiti che non utilizziamo.

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Vi lascio alla mia poesia, che non ha un titolo. Gli alberi di questa poesia hanno rami spogli: tutto il contrario della rigogliosa primavera che sta sbocciando sotto i nostri occhi.

Preserviamola. Facciamo in modo che non diventi qualcosa da raccontare ai nostri figli.

Umanità degenerata

rapace – il peso di lobotomie:

nutrire eredi di terreni inariditi,

di rami rinseccati, spezzati dal vento

di deserti sterili, privati

delle radici, depravati.

 

Il mare incombente

reclama la vita

brodo da cui emergemmo vermi

e poi iguane

e infine uomini.

Attendere il mare

– che sommerga le colpe;

o invece, un sussulto.

 

Chi altro dovrebbe battersi

per il nostro futuro?

Blufiordaliso

Il terzo giovedì del mese di marzo quest’anno corrisponde al 21, ovvero proprio al giorno in cui, come ci hanno insegnato a scuola, cade l’equinozio di primavera.

L’articolo condiviso con Ritenzione lirica, quindi, questo mese non può non raccontarvi di primavera.

In realtà, quella del 21 marzo è una data convenzionale, poiché astronomicamente parlando, l’equinozio può cadere ogni anno tra il 19 e il 21 marzo.

Il 2019 vede l’inizio della primavera il 20 marzo alle 22:58, ma io sono affezionata alle reminiscenze scolastiche e, in fondo, al 21 marzo mancherebbero soltanto 2 minuti.

Una nuova primavera è giunta a noi, dunque. Felici?

Il mondo pare ancora dividersi a ogni cambio di stagione: c’è chi esulta gioioso per il sole, il tepore e le vacanze sempre più vicine e chi, invece, si sente già svenire dal gran caldo e rimpiange tristemente i week end sulla neve.

Io quest’anno ne sono contenta.

I primi due mesi dell’anno sono stati difficili e anche marzo non è decisamente cominciato sotto i migliori auspici: per questo non mi resta che sperare in una nuova stagione, in un cambiamento di temperature che si porti appresso pure un po’ di sollievo dalle vicissitudini della vita.

Al tema della primavera, pertanto, abbino la rinascita e, perché no?, anche il coraggio.

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Hanno coraggio, ogni anno, i bulbi dei nostri giardini, ad esempio. Traggono forza dalla loro linfa più nascosta nel cuore dell’inverno e danno nuovamente inizio a un cammino che porterà una nuova pianticella a spuntare, scoprire la luce, fiorire.

Non sanno esattamente cosa li aspetta in superficie, ma la forza della natura vale sopra tutto.

Talvolta tocca fare esattamente così anche a noi.

Me ne sto accorgendo in questo periodo di acqua alla gola e tanto annaspare: dopo essere andata giù, la spinta naturale mi avvia alla risalita. Quindi, in teoria, una luce in superficie dovrei vederla pure io.

I libri, come saprete, non mi abbandonano mai e anche in questi momenti mi sono venuti in soccorso.

Una delle mie recenti letture risponde pienamente ai significati puri e lati di primavera, rinascita e coraggio: si tratta di La misura eroica di Andrea Marcolongo (Mondadori).

Questo libro è uscito più o meno un anno fa e stava sui miei scaffali, ad aspettarmi.

Catturata dalla copertina, dal profumo delle sue pagine e dalle meravigliose parole della sua autrice, che seguo ogni giorno sui social, non mi ero ancora decisa a leggerlo veramente.

Ogni tanto lo toccavo, lo sfogliavo, leggevo qualche riga. Sentivo che quelle pagine racchiudevano qualcosa di potente, di estremamente delicato eppure dirompente, che mi avrebbe toccato nel profondo.

E così è stato. Al momento giusto.

C’è stato un giorno, un paio di settimane fa, in cui mi sembrava non ci fosse soluzione per niente. Mi sembrava di vivere in un mondo dai soli giorni bui, dove io ero sempre io, mai migliore e sempre peggiore.

Quella sera, dopo essere saltata da un libro all’altro riservando a ognuno giudizi impietosi che non si meritano sicuramente, ho preso questo libro dalla libreria e l’ho portato in camera da letto, dove sono crollata dopo una giornata delirante.

Spente tutte le luci di casa tranne l’abat-jour sul comodino, mi sono rannicchiata sotto le coperte e ho accarezzato per un po’ la copertina liscia e rassicurante di questo libro: in foto, un portachiavi rosso, a forma di cuore, con una chiave agganciata. Avevo letto in un’intervista ad Andrea Marcolongo che quel portachiavi le era rimasto nell’anima: fotografato e parte di una mostra, a colpirla era stata la frase scritta sopra Abbiamo un cuore per chiunque arrivi.

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Se un cuore c’è davvero per chiunque, se lei (una donna praticamente mia coetanea) ha potuto trovare in Sarajevo e nella Bosnia Erzegovina una nuova casa, allora, forse, una speranza di nuova luce può esserci anche per me.

Ho cominciato la lettura. Praticamente subito ho afferrato i segnalini adesivi – stavolta verdi –, mettendoli ovunque. Erano tanti i passaggi che volevo marcare. Talmente tanti e talmente belli che in breve ho impugnato pure la matita e di lì è stato tutto un sottolineare, fino alla fine.

Raramente sottolineo i libri che leggo. Appongo adesivi, scrivo su post it e biglietti che lascio tra le pagine; mi annoto tratti salienti e citazioni in vari quaderni, ognuno per un uso diverso che posso fare della lettura nella mia vita. Ma quasi mai sottolineo.

Stavolta, invece, non ne ho potuto fare a meno. È stato un riflesso incondizionato.

In questo libro Andrea Marcolongo conduce il lettore attraverso tre piani narrativi.

Affronta il tema del viaggio, in particolare il viaggio per mare, aprendo ogni capitolo con le frasi tratte da un libercolo di cui si è innamorata How to Abandon Ship, un piccolo manuale di sopravvivenza in mare del 1942, che aveva trovato da un rigattiere del Kent.

Parallelamente, non abbandona il suo amore per il greco e il mondo classico, raccontandoci il viaggio per mare degli Argonauti, ovvero narrandoci le vicende di Giasone e dei suoi compagni sulla nave Argo, alla ricerca del mitico vello d’oro, così come descritto nel poema epico Le Argonautiche di Apollonio Rodio.

Infine, ma chiaramente non ultimo per importanza, ci parla della sua vita e di come il viaggio, il mare e la definizione che i Greci davano di eroe siano stati per lei una chiave di volta.

Eroe, per i Greci, era chi sapeva ascoltarsi, scegliere se stesso nel mondo e accettare la prova chiesta a ogni essere umano: quella di non tradirsi mai.      (p. 7)

Eroe non è chi compie gesta valorose portando a casa sempre la vittoria: eroe è chi vive, chi agisce secondo il proprio essere e non importano tutti i fallimenti in cui incapperà.

Tutti sbagliamo e tutti ricominciamo dagli errori: non per questo siamo meno eroi di chiunque altro. Vincere e compiere gesta prodigiose non classifica le persone come eroi.

Leggendo questo libro ho capito di essere anche io, nel mio piccolo, un eroe.

Perché vivo ogni giorno. Perché spesso subisco impotente, ma ho ben salde dentro di me le radici di ciò che è importante.

Le stesse che, come per i bulbi di primavera, danno la spinta vitale allo scorgere la luce tiepida di un nuovo 21 marzo.

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