Ci sono momenti in cui ho bisogno di lasciar spaziare lo sguardo, momenti durante i quali devo alzare gli occhi dalla linea orizzontale della quotidianità e vedere che oltre c’è qualcosa di bello da incontrare.
Solitamente la domenica mattina ritaglio del tempo per me, nel silenzio del torpore festivo e prima ancora che la città si svegli. Cerco un posto dove fare colazione con calma o una grande edicola, dove perdermi come facevo da bambina, tra giornali stesi e buste millesorprese. Oppure esco di casa quando l’aria è ancora frizzante e vado dove so di trovare cultura, giardini, sapere, vita.
Uno dei miei posti preferiti è Casa Lajolo, una dimora storica che si trova sulla collina di Piossasco (TO), nel borgo di san Vito (suggestivo già di per sé).
I conti di Chialamberto, originari proprietari della tenuta e dei territori circostanti, dettero alla casa l’assetto principale che tuttora ammiriamo intorno alla metà del 1700: legati alla famiglia regnante principalmente da rapporti militari (documentati da alcune preziose fonti bibliografiche tuttora custodite nell’archivio della Casa), seppero amministrarla con ottimi risultati. Quel ramo della famiglia si estinse nel 1850 e la proprietà passò ai cugini, i conti Lajolo di Cossano, che tuttora la amministrano attraverso la Fondazione Casa Lajolo, costituita nel 2016 per assicurare la tutela, la promozione e la valorizzazione del grande patrimonio storico, artistico, culturale e naturale che l’antica dimora rappresenta.
Oggi è possibile visitare con una guida, terminati gli ultimi lavori di restauro, tutto il piano terreno, un susseguirsi delizioso di stanze che rappresentano appieno la vita di questa dimora di campagna. La cucina (forse l’ambiente più pesantemente manomesso dalle varie occupazioni che la villa ha avuto nel corso del tempo, tra cui anche stazionamenti militari nel corso delle due guerre mondiali), il salotto, la biblioteca, la camera da letto si susseguono in ambienti finemente decorati, sullo stile proprio della Palazzina di Caccia di Stupinigi.
Ogni volta il mio sguardo si perde negli ambienti, catturato dai dettagli della carta da parati, da qualche cimelio o da un libro impilato su uno scaffale e mi immagino la contessa Augusta Lajolo di Cossano, grande estimatrice di questa dimora, aggirarsi tra le stanze in una calda estate piemontese degli Anni ’50.
Terminata la visita degli interni ci si sposta in giardino, anche se, in verità, occorre parlare dei giardini, del pra’ giardino, del vigneto e dell’orto: lo spazio naturale di Casa Lajolo mi incanta ogni volta, per la sua disposizione, gli alberi svettanti, la piccola perla che è l’orto.
Il giardino si dispone su tre gradoni collegati, che dolcemente prendono le forme della collina su cui la dimora è collocata. Lo spazio in ghiaia prospicente la Casa, adornato da piccole aiuole e alberi di agrumi, digrada su un giardino tipicamente all’italiana, curatissimo nell’estetica e simmetrico rispetto alla facciata della dimora. Una siepe di bosso molto alta delimita il giardino all’italiana da un tipico giardino all’inglese, ombroso e silenzioso, dove passeggiare e sostare è una delizia.
Il terzo gradone è destinato a frutteto e uliveto, in un grande pra’ giardino che si affaccia sull’orto, il fiore all’occhiello di Casa Lajolo dove farsi guidare dal maestro giardiniere Loïc Maurice Mingozzi diventa ogni volta una scoperta.
La sua struttura, circondata da mura e con una piccola bealera che, opportunamente deviata, ne consente l’irrigazione, si delinea come quella del tipico hortus conclusus di origine medievale: le sue aiuole oggi, nella progettazione dell’architetto Monica Botta, ospitano ortaggi, piante e fiori eduli, bordure miste amiche degli insetti impollinatori, alberi da frutto e piante officinali.
Tutto è coltivato nel rispetto dei ritmi naturali e della sinergia che permette l’equilibrio tra ritmi stagionali, insetti utili e impollinatori, sana crescita vegetale e utilizzo corretto delle risorse idriche a disposizione.
Passeggiarci a piedi nudi (sì, è possibile farlo!), osservare i colori, l’oro della paglia utilizzata come pacciamatura e i blu delle libellule, mi dà ogni volta grandi insegnamenti: l’orto di Casa Lajolo è, per me, un’oasi di pace che sempre ritrovo bellissima.
Potete leggere ancora dell’orto di Casa Lajolo e vedere alcune fotografie che lo ritraggono in questo articolo, dedicato a un testo molto interessante di Pia Pera.
Se una domenica vi trovaste nel torinese, il mio invito è quello di spingervi fin qui e dedicarvi del tempo visitando questi luoghi: sarebbe del tempo meravigliosamente speso.
Qualche tips per la visita
Consultate il sito di Casa Lajolo per programmare la vostra visita: in questo modo sarete aggiornati sugli orari di visita (potete anche prenotare) e sui numerosi eventi che si tengono presso la villa.
L’ingresso per i possessori di Abbonamento Musei è gratuito.
Calcolate un po’ di tempo per il parcheggio: il borgo di san Vito, per quanto suggestivo, non offre moltissimi posteggi, pertanto occorre arrivare in tempo per trovare un posto dove lasciare l’auto.
Portate con voi una borraccia, soprattutto nella stagione calda: durante la vostra passeggiata sarà bello dissetarsi negli spazi ombrosi del giardino all’inglese.
Sapevate che lo svettante pino di Casa Lajolo ha origini romane? La notizia della nascita della contessa Augusta Lajolo di Cossano venne comunicata da Roma allo zio Carlo, abitante della villa, con un pinolo di buon auspicio raccolto sotto i pini di Villa Borghese. Il seme venne piantato nel giardino di Casa Lajolo e il risultato è questo poderoso albero che vive lì dal 1917.
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