Esistono posti segreti, nascosti, di cui si sa poco: scoprirli per la prima volta è un’esplosione di stupore, un’esperienza che mi riempie sempre di interesse e conoscenza.
Sapete che ogni tanto vi racconto di qualche luogo di cui mi innamoro – come Casa Lajolo o il parco di Miradolo oppure ancora l’Orto Botanico – e stavolta ho deciso di portarvi nel cuore di Torino, alla scoperta della Cappella dei Mercanti.
La Pia Congregazione dei Banchieri, Negozianti e Mercanti di Torino fu fondata nel 1663 da un gruppo di mercanti e commercianti torinesi che ottennero dai gesuiti i locali affacciati sull’allora Contrada di Dora Grossa come sede per la loro neonata associazione. Ne facevano parte imprenditori danarosi, spesso dediti ai commerci con la Francia e il resto d’Europa, cambisti, banchieri: i lavori di realizzazione di un luogo di culto e di ritrovo adeguato alle loro esigenze iniziarono nel 1692 e terminarono in meno di vent’anni, restituendo il gioiello architettonico che ancora oggi abbiamo la fortuna di poter visitare.
Situata nel cuore di Torino, al n. 25 di via Garibaldi, la Cappella dei Mercanti non ha mai subito danni permanenti: risparmiata da bombardamenti e calamità naturali, oggi la troviamo esattamente identica al progetto originario di inizio Settecento, annoverata tra i luoghi maggiormente rappresentativi del barocco piemontese.
Al suo attuale ingresso fa da “introduzione” un ampio atrio di costruzione successiva, voluto da re Carlo Emanuele III nel 1730 perché necessario al rettilineamento et abbellimento di Contrada di Dora Grossa: sapete che Torino è famosa per la sua pianta geometrica ed ecco la dimostrazione pratica di ciò che si faceva al tempo per la sua realizzazione. Perdere l’affaccio diretto su una via centrale di grande passaggio come quella dell’attuale via Garibaldi è, però, stato un bene per la conservazione della Cappella e l’ha resa ancora oggi un luogo dal fascino celato tutto da scoprire.
Come vi dicevo, entrando ci si immerge totalmente in un’atmosfera barocca potente e magnifica: l’ampio soffitto affrescato, opera del Legnanino, rappresenta scene bibliche trionfanti e dai colori vividi; lo sguardo spazia in una visione prospettica resa imponente da finte architetture in trompe-l’œil che creano un’illusione ottica di vastità e maestosità.
Le pareti laterali della cappella sono decorate da una serie di undici quadri dalle notevoli dimensioni, tutti raffiguranti scene relative alla Natività: simbolo della Cappella è, infatti, la stella cometa (che compare in numerose decorazioni, particolari e zone) e i Magi rappresentano il soggetto principale dell’intero arco decorativo. Li troviamo durante l’adorazione del Gesù Bambino, ma anche raffigurati in viaggio verso Betlemme o mentre ricevono da Maria le fasce incorruttibili in segno di ringraziamento per i doni ricevuti, episodio riportato soltanto dai vangeli arabi. Le tele sono opera di diversi artisti, tra cui il gesuita Andrea Pozzo e il Vernier, e sono ben conservate all’interno delle loro cornici originali. Ad alternare i quadri, sei maestose statue rappresentanti alcuni Padri della Chiesa: realizzate in dimensioni naturali, si stagliano orgogliose conferendo all’ambiente la luce necessaria a rischiarare i colori tendenzialmente scuri del barocco piemontese. Furono intagliate da Carlo Giuseppe Plura e, sebbene sembrino in marmo bianco, sono in realtà in legno di pino cirmolo del Trentino: è la laccatura con polvere di marmo a dare loro le sembianze di sculture marmoree bianche e lucenti.
Completano la Cappella gli arredi originali del 1693, un altare alla romana a cui fa da contrappunto l’organo settecentesco, due grandi reliquiari dorati dedicati ai Martiri della prima Chiesa e una splendida porticina da tabernacolo, esempio di arte orafa di altissimo livello: tuttora conservata in sicurezza ed esposta soltanto durante la festa della Congregazione – ogni anno, il 6 gennaio – è ricoperta di lamine dorate e preziose miniature.
Ma la bellezza della Cappella dei Mercanti non finisce qui: è la Sacrestia il gioiello nel gioiello.
Tra mobili in noce settecenteschi e meravigliosi paliotti d’altare, troviamo il quadro più prezioso della collezione, il Libro d’Oro e, udite udite, uno splendido calendario perpetuo.
Andando in ordine, il quadro è opera di Guglielmo Caccia detto il Moncalvo (l’artista di riferimento quando parliamo di arte piemontese seicentesca) e raffigura nuovamente un’Epifania: prima opera d’arte acquisita dalla Congregazione, faceva parte dell’allestimento primigenio della Cappella, poi modificato quando lo spazio assunse l’aspetto attuale e collocato, dunque, nella Sacrestia, luogo che fungeva anche da sede di ritrovo per i congregati e per le loro attività associative.
Il Libro d’Oro, in due mastodontici volumi, è l’albo dei congregati dalla fondazione a oggi: tra le sue pagine sono annotati tutti i nomi di coloro che nei secoli fecero e fanno parte della Pia Congregazione, tuttora attiva.
Il Calendario Meccanico Universale, invece, è un capolavoro di ingegneria e scienza ideato e realizzato nel 1831 da Antonio Amedeo Plana, matematico e astronomo piemontese di fama internazionale. Attraverso un sistema a cilindri e ingranaggi in carta e legno riporta i dati dei calendari di ben 4000 anni, dall’anno 1 d.C. all’anno 4000. Al suo interno sono programmati non soltanto giorni, mesi, anni e secoli, ma anche fasi lunari, anni bisestili e il passaggio di calendario da quello giuliano a quello gregoriano. Un’opera unica al mondo, ancora oggi ritenuta una delle prime forme di computer mai realizzate e studiata in ogni dove: pensate che il Plana – primo consigliere della Marina Reale britannica e massimo conoscitore delle maree – attuò ogni accortezza, persino un sistema di “autopulizia” tra i rulli per evitare che il deterioramento della carta o del legno alterino il funzionamento dei meccanismi.
Come sia possibile che un solo luogo, di dimensioni contenute e nemmeno visibile dalla strada principale, accolga tali e tante bellezze artistiche, architettoniche e scientifiche tutte insieme è una di quelle circostanze misteriose che solo la casualità del tempo può creare: visitarlo è un grande regalo che ognuno di noi può farsi.
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Per approfondire:
Congregati, volontari e frequentatori abituali della Cappella dei Mercanti sono sempre a disposizione per organizzare una visita guidata: è grazie a loro se ho saputo tutto ciò che vi ho scritto. La Cappella solitamente è aperta solo la domenica mattina, prima della messa delle ore 11, ma è possibile prenotare una visita su appuntamento ai seguenti contatti: 011 5627226 o cappelladeimercanti@gmail.com.
Un’altra occasione per visitarla sono i concerti che spesso vi vengono organizzati: basta ritirare le locandine aggiornate pressi i locali della Congregazione la domenica mattina per essere sempre informati su ogni evento in calendario.
Per chi arriva da lontano, se avete in programma una vacanza a Torino potete sicuramente fare riferimento alle affidabili pagine della Guida Lonely Planet dedicata alla città a cura di Sara Cabras.
E se avete voglia di vedere un pizzico della Torino settecentesca di cui vi ho scritto finora, su Netflix è appena uscita una nuova serie: è dedicata alla prima avvocata italiana, Lidia Poët: sebbene la biografia sia piuttosto attualizzata, gli scorci torinesi sono magnifici.
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