Uno scroscio di applausi e l’appuntamento al 14 maggio 2020 hanno abbassato il sipario sul 32° Salone Internazionale del Libro di Torino.
La conferenza stampa di chiusura ha riportato quasi 150.000 ingressi, in aumento del 3% rispetto all’anno scorso, e una soddisfazione generale che ha spinto le istituzioni a esclamare in coro Nicola Lagioia non si tocca.
E ci mancherebbe, mi permetto di aggiungere io.
La sua direzione artistica ha completamente risollevato il Salone, dato per morto ogni anno. Gli eventi sono sempre tantissimi, pensati e organizzati dal suo team in brevissimo tempo.
Quest’anno, poi, le novità non sono mancate, a partire dal nuovo spazio espositivo dell’Oval, che si è aggiunto ai padiglioni 1, 2 e 3. Una soluzione che io ho trovato ottimale: più spazio per circolare tra gli stand ha significato anche un ambiente più arioso, meno senso di soffocamento (anche durante il giorno più affollato, sabato 11 maggio) e, in generale, un luogo dove poter accogliere contemporaneamente e in sicurezza migliaia di persone.
Sempre all’Oval sono state collocate la sala stampa e la lounge del Circolo dei Lettori, che hanno permesso delle soste tranquille per poter scrivere e lavorare. Sono aumentati i punti ristoro, i servizi igienici, gli spazi all’aperto, i varchi: insomma, un Salone decisamente più vivibile.
Blufiordaliso al Salone
La vostra blogger è stata al Salone giovedì, venerdì, sabato e lunedì, facendo incetta di bei libri e belle persone, come da tradizione. Il Salone è l’evento che aspetto tutto l’anno e cerco di pianificarlo tutto a dovere (se ve lo siete perso, qui potete leggere l’articolo in cui vi racconto la mia mania per le liste): scrivo gli editori da visitare, i titoli da cercare, gli eventi a cui vorrei partecipare.
Nei giorni precedenti il #SalTo19 ho condiviso con voi, lettrici e lettori, i maggiori eventi di mio interesse, pubblicandoli sui social. Nella realtà, ho poi partecipato soltanto ad alcuni di questi: il dono dell’ubiquità, infatti, ancora non l’ho ricevuto!
Ma non importa: gli eventi a cui ho partecipato mi sono piaciuti molto e, in compenso, ho talmente gironzolato tra gli stand da aver incontrato davvero tantissime persone.
Ne approfitto subito, quindi, per ringraziare tutti coloro che si sono fermati per un saluto, che ho potuto rivedere oppure conoscere per la prima volta: Marta Bianco, Davide e Marco di Radical Ging (con i quali abbiamo condiviso interminabili attese all’ingresso e pensato di fondare un albo dei book blogger per darci sostegno reciproco!), La lettrice rampante, Ilenia Zedda, Silvia Torchio, Tegamini, Rachele Bindi, La lettrice al contrario, Paola Piolatto, Roberta Rossetti, Élodie e Angelica.
Incontrarvi è stato bellissimo: gli abbracci e i Ciao! Sei proprio tu? sono una parte importante di un evento così grande come il Salone.
Ho passato in rassegna tutti gli editori presenti in fiera e portato a casa un bottino notevole. Per fortuna la mia maniacale organizzazione da qualche anno non trascura un dettaglio fondamentale: il trolley. Fedele compagno di Salone, è sempre rimasto con me (no, non l’ho perso nei bagni né dimenticato in metro) e ogni sera, tornata a casa, era una gioia svuotarlo e rivedere gli acquisti della giornata.
Unica nota dolente, il portafogli esangue: questo Saloon mi è costato un rene.
Del resto, per me il Salone è un po’ come Natale, ma se a Natale riesco a contenermi e ad agire un po’ di più secondo il dettame È il pensiero che conta, in questo caso… Beh, lo sapete com’è.
I libri hanno il loro fascino. E io ne sono follemente innamorata.
Le presentazioni al Salone
Nel pomeriggio di venerdì 10 maggio ho ascoltato la presentazione di Lena e la tempesta, il nuovo romanzo di Alessia Gazzola edito Garzanti. L’incontro, che si è tenuto in una stracolma Sala Viola, è stato introdotto da Francesca Crescentini, in arte Tegamini, che ha chiacchierato con l’autrice facendole raccontare un poco di questa nuova storia.
Si tratta di un romanzo stand alone, slegato quindi dalla fortunata serie de L’allieva da qualche tempo arrivata anche in tv con la fiction che vede protagonisti Alessandra Mastronardi e Lino Guanciale.
È ambientato sull’isola immaginaria di Levura, creata appositamente dall’autrice per non dare riferimenti reali (ma sappiamo che si trova al largo della Sicilia) e Lena, la protagonista, è una giovane illustratrice alle prese con un segreto inconfessabile e un ritorno alle origini che la metterà davanti a delle scelte.
Alessia Gazzola ci ha raccontato che le sue storie si collocano nella narrativa di intrattenimento, che non considera affatto di serie B e io sono d’accordo con lei. Una buona narrativa di intrattenimento – poi calata nei diversi sottogeneri storico, romance, d’avventura, giallo, etc. – è ciò che ci accompagna nei momenti in cui abbiamo bisogno di leggerezza e, durante l’arco della vita, sappiamo che sono molti. La scrittura della Gazzola genera una buona narrativa, pertanto sono felice di poterla leggere e di annoverarla tra le mie letture di intrattenimento.
Ho terminato la lettura di Lena e la tempesta ieri e questa storia mi ha lasciato una piacevole sensazione addosso: sarà una delle letture dell’estate che consiglierò sicuramente.
Sabato pomeriggio, invece, un’ora e dieci minuti di coda mi hanno fatto entrare per prima nuovamente in Sala Viola, per la presentazione di Racconti italiani, la raccolta di quaranta racconti di autori italiani del Novecento curata da Jhumpa Lahiri e appena pubblicata da Guanda. Con lei, Elena Stancanelli e Chiara Fenoglio.
Tenevo parecchio a questa presentazione. Jhumpa Lahiri è una scrittrice che adoro e che ammiro moltissimo per la sua innata eleganza. Anche questa volta ci ha regalato una presentazione completa, dettagliata, precisa, lasciando trasparire tutto l’amore nei confronti di questa nuova creatura di carta. Ci ha ricordato che la grande letteratura non è una cartolina. Parla di tutto e tutti. E riguarda tutto e tutti. Grazie al suo lavoro di lettrice e curatrice possiamo oggi leggere un’antologia interamente dedicata a racconti quasi dimenticati di autori primari nella letteratura italiana del Novecento: spaziamo da Pavese a Vittorini, passando per Anna Maria Ortese e Natalia Ginzburg. Jhumpa Lahiri, che ha scritto il suo ultimo romanzo Come cade la luce in italiano, ha scelto l’Italia come posto in cui passare del tempo di vita: è il suo luogo del cuore, da intendersi più come patria elettiva che non come buen retiro vacanziero. A Roma lavoro, ho amici, vado anche ogni tanto dal medico. È così, è la vita. È questo innesto che sto creando.
Le sorprese tra gli stand
Gli editori che amo pazzamente e presso i quali ho preso qualche titolo anche quest’anno sono sicuramente NN Editore e Adelphi.
Allo stand-salotto di NN Editore mi sono procurata Canta, spirito, canta di Jesmyn Ward (il secondo capitolo della Trilogia di Bois Sauvage arrivata in Italia lo scorso anno con Salvare le ossa); La versione della cameriera di Daniel Woodrell (anche in questo caso, primo episodio della Serie di West Table); Le cose che restano di Jenny Offill.
Allo stand Adelphi – il luogo dalla cromoterapia insita nell’accostamento di migliaia di meravigliose copertine – ho preso Il cuore vero di Sylvia Townsend Warner (romanzo ambientato in epoca vittoriana che anelavo dalla sua uscita) e qualche altro piccolo librino come La lettera di W. Somerset Maugham, Leggere e scrivere di V. S. Naipaul, La sovrana di Nina Berberova.
Due felici e nuovi incontri editoriali di questo Saloon sono stati La Nuova Frontiera e Hacca Edizioni.
Allo stand di La Nuova Frontiera ho conosciuto bene il loro catalogo e preso Petali e altri racconti scomodi di Guadalupe Nettel. Ne avevo letto recensioni entusiaste sugli inserti culturali delle settimane passate e online: vista la mia passione per i racconti, non poteva non essere mio. Ho anche incontrato per un saluto Guadalupe Nettel, che molto carinamente si è offerta di dedicarmi il libro, augurandomi una buona lettura.
All’elegantissimo stand di Hacca ho esplorato tutti i libri in esposizione, dalle eleganti copertine bianche accostate a un allestimento nero e dorato fantastico. Voglio conoscere questo editore leggendo Non avere paura dei libri di Christian Mascheroni e Verrai a trovarmi d’inverno di Cristiana Alicata.
Gli stand che ho visitato sono stati tantissimi, ovviamente. Ma ora non voglio ammorbarvi oltre: ci sarà modo di parlarne ancora e ancora nei prossimi tempi. Statene certi!
Le riflessioni post Saloon
Incredibilmente sono già passati quattro giorni dalla chiusura del Salone 2019.
Anche se sappiamo già che ci si rivedrà il 14 maggio 2020, dobbiamo comunque affrontare un nuovo anno, sicuramente ricco di nuove sorprese editoriali e di fantasie su ciò che leggeremo nel 2020. Ma… Quale tristezza ci coglie a Salone terminato!
Per me rimane una festa, comunque. Anche dopo 15 anni di frequentazione, anche se i giorni al Salone sono stancanti e faticosi, anche se un evento grande così si porta dietro anche una scia di polemiche e lamentele che, purtroppo, solo in un mondo ideale forse non esisterebbero.
Scansando totalmente ogni aspetto polemico e puramente lamentevole, posso segnalare umilmente qualche piccolo problema, che risolto renderebbe ancor più fruibile la manifestazione.
Uno di questi è l’organizzazione dell’area Bookstock, storicamente designata alle attività per bambini e ragazzi. Quest’anno ha trovato una nuova collocazione, che io ho trovato carina, ma sarebbe utile strutturarla in modo da dare maggior risalto alle case editrici che si occupano di editoria specializzata (per la maggior parte presenti proprio nel pad. 2, dove il Bookstock aveva sede). È stato segnalato dagli editori uno scarso interesse da parte del pubblico e, in generale, poche visite agli stand: la concentrazione era mirata all’area attività, ma tutto intorno c’è un mondo! Alcuni espositori stanno pensando di rinunciare alla partecipazione il prossimo anno: le spese che sostengono per una fiera del genere sono notevoli e li capisco. Perderli, d’altro canto, sarebbe veramente un peccato per i lettori. E già le defezioni di quest’anno si sono sentite: Orecchioacerbo e Topipittori, solo per fare due esempi, hanno scelto di non partecipare e non avere la possibilità di visionare il loro catalogo io la ritengo una piccola perdita personale.
Gli eventi di grandissima portata, ovvero quelli caratterizzati dalla presenza di ospiti molto popolati, al #SalTo19 si sono concentrati sul sabato 11 maggio, facendo arrivare al Lingotto migliaia di persone contemporaneamente. Va da sè, purtroppo, che girare sia stato parecchio difficile, anche se gli ampi spazi dell’Oval hanno aiutato in questo senso. So che calendarizzare delle presenze così importanti richiede tempo e un gioco di incastri notevole tra impegni vari già opzionati, ma distribuirle meglio nei 5 giorni di apertura forse aiuterebbe.
Infine, lascio per ultimi i tempi più dibattuti degli ultimi giorni, ovvero la partecipazione di una casa editrice di intenti dichiaratamente fascisti (poi cassata dalle istituzioni) e la polemica legata alla presenza di moltissimi book blogger.
Sulla prima questione non aggiungo nulla a quanto già detto, a parte forse la considerazione che parlarne è sacrosanto, ma a volte evitare di dare troppo risalto mediatico a certe circostanze probabilmente sgonfierebbe il tutto molto più rapidamente.
Sul secondo aspetto, invece, occorrerebbe aprire un capitolo ben più ampio delle considerazioni veloci – e in certi casi sterili e sbagliate – che popolano il web e i social in questi giorni.
Ne scriverò un articolo dedicato, con tutto lo spazio per parlarne insieme e cercare di fare un po’ di chiarezza.
Il resoconto della mia avventura al Salone del Libro 2019, invece, termina qui. Il diario di quest’avventura è ricco di belle esperienze, bei libri e belle persone.
Questo è un pizzico di felicità vera.