I colori del fiordaliso
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L’Eden perduto, un giardino a Venezia

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Questo appuntamento di Giardini Letterari – il primo del 2023 – è dedicato a un libro particolare, la cui storia editoriale è tanto curiosa quanto la vicenda narrata o, per meglio dire, quanto il giardino che viene raccontato.

Ebbene sì, per inaugurare il nuovo anno della nostra rubrica di letteratura verde e gardening tips, Clara e io abbiamo scelto un volume che racconta la nascita e la vita di un giardino speciale, un luogo incantato e segreto che oggi possiamo conoscere soltanto attraverso le pagine di cui vi parleremo e qualche altra rara testimonianza.

Frederick Eden, artista e gentiluomo inglese, sul finire dell’Ottocento si stabilisce a Venezia: innamorato delle calle, dei canali e dell’atmosfera magica che vi si respira, un giorno decide di volere un giardino, uno spazio verde di terra da coltivare e plasmare secondo i progetti di giardinaggio che più lo appassionano. Costretto su una sedia a rotelle per un problema di salute, il suo desiderio di mettere radici nelle radici dando vita a un giardino inglese in terra lagunare è davvero significativo. Nel 1880 trova uno spazio semiabbandonato e lo acquista: è il vecchio orto-giardino del convento della Santa Croce, alle spalle del penitenziario sull’isola della Giudecca.

Inizia così un percorso di profonda rinascita di uno spazio che l’estro e la devozione giardiniera di un uomo hanno trasformato in un vero e proprio paradiso terrestre, il Giardino Eden – nomen omen, ancora oggi uno dei luoghi forse più “mitologici” dal gardening mondiale.

Un giardino a Venezia è il suo racconto di questo giardino, un carteggio che Frederick Eden scrive e che viene pubblicato nel 1903 dalla prestigiosa rivista Country Life.

Eden e la moglie – di cui vi parlerò meglio tra poco – sono ormai stabilmente residenti in Italia: trascorrono le torride e umide estati sui monti bellunesi (dove la loro Villa Salce è frequentata da artisti e scrittori internazionali e su cui proprio Country Life pubblica più servizi illustrati), ma il resto dell’anno è tutto dedicato al giardino della Giudecca. Dalla terra melmosa e cosparsa di infestanti che trovano al momento dell’acquisto, la coppia ricava un giardino meraviglioso e curato nei minimi dettagli: viali fioriti formati da pergole realizzate secondo il metodo locale; splendidi esemplari di rose che manifestano tutta la loro opulenza al caldo sole primaverile di Venezia; viti e alberi da frutto che nella bella stagione sfamano molti indigenti; persino un piccolo allevamento bovino. Eden sovrintende i lavori e fa impiantare un nuovo pozzo, progetta l’installazione di una grande vasca per la raccolta dell’acqua piovana, segue con cura lavori e sperimentazioni d’avanguardia. Il giardino è, dunque, per lui non soltanto un passatempo, bensì una ragione di vita spiegata con calore e dovizia di particolari proprio nel volume protagonista di questo appuntamento di Giardini Letterari.

Un giardino a Venezia, come vi ho scritto prima, è dato alle stampe nel 1903 e a curarne l’edizione – particolarmente pregiata, con copertina di cuoio decorata a secco e numerose fotografie celate tra pagine di carta velina – pare sia stata la moglie di Frederick Eden, Caroline Jekyll: il suo cognome vi suona familiare? A me è scappato un sorriso di meraviglia quando l’ho letto, lo ammetto. Caroline Eden era, infatti, la sorella maggiore della ben nota Gertrude Jekyll, la più famosa giardiniera e progettista di giardini inglese, colei che inventò la tecnica della bordura mista e diede vita a centinaia di giardini tra fine Ottocento e gli anni ’30 del Novecento. Anche se pare che ai tempi del giardino alla Giudecca Gertrude Jekyll non fosse ancora dedita totalmente al gardening, possiamo notare certamente una spiccata propensione familiare all’arte del giardino e questo non può che far sognare noi appassionati di fiori e piante.

(Altre piccole curiosità familiari: Frederick Eden era il prozio del primo ministro inglese Anthony Eden, mentre il fratello di Caroline e Gertrude, Herbert, “prestò” a Stevenson, di cui era amico, il cognome per uno dei suoi personaggi più famosi, il conosciutissimo dottor Jekyll.)

Cosa rende il Giardino Eden un luogo così raro e segreto? La magnificenza che trapela dal racconto di Frederick Eden, certo, ma anche la sua fine.

Nato come giardino privato, non fu mai aperto al pubblico (nonostante la designazione a Monumento Nazionale nel 1945) e tutt’oggi non possiamo vederlo.

Alla morte di Eden, avvenuta nel 1916, Caroline lo tiene per sé ancora per qualche anno, fino alla cessione, avvenuta nel 1927, a sir James Horlyck, un gentiluomo che acquista la proprietà per conto della regina consorte greca Aspasia, stabilitasi a Venezia in esilio dopo la prima soppressione della monarchia del 1924. Il Giardino Eden rimane di proprietà della famiglia reale greca fino al 1979, quando ad acquistarlo è l’artista austriaco Friedensreich Hundertwasser: il terreno, che già versava in condizioni precarie dopo alcuni anni di mal cure e l’alluvione del 1966, precipita in un circolo vizioso di abbandono e progressivo inselvatichimento, anche secondo il volere del proprietario, che professa un ritorno alla natura libera e selvaggia. Oggi, il Giardino Eden appartiene alla Hundertwasser Foundation, ente che continua a seguire le disposizioni testamentarie dell’artista lasciando il giardino al suo stato naturale, ulteriormente precarizzato dall’acqua alta del 2019. Ecco perché, forse, il celebre Giardino Eden è ancora oggi il sogno idealizzato di molti appassionati di giardini, piante e architettura verde: sopravvive grazie a un racconto (e a rare fotografie) e ha tutto il sapore di un paradiso perduto.

testo di Sara Valinotti, Blufiordaliso

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La passione dell’autore per l’orticoltura e il giardinaggio si traducono in un giardino variopinto, in perpetua evoluzione nel corso degli anni e delle stagioni. Frederick Eden, inventore e al contempo capo giardiniere del proprio giardino, è un fine conoscitore delle sue piante e dei loro bisogni, delle numerose varietà che crescono in questo spazio dominato dalla mano dell’uomo: ne presenta i nomi, le caratteristiche e talvolta le modalità di coltivazione, senza dimenticare la rendita ricavata dalla vendita di frutta e ortaggi. Il libro costituisce in questo senso un documento prezioso per comprendere il paesaggio vegetale lagunare sul finire dell’800 ed è una vera e propria finestra aperta sulla storia sociale, folklorica ed economica della Venezia del tempo. 

Quando Eden acquistò il giardino, questo versava in uno stato di degrado e abbandono:

Varcata la soglia del cancello ci trovammo di fronte uno spettacolo di degrado tale che all’estero avrebbe fatto inorridire. Di fronte alla palazzina si apriva un piccolo cortile con un pozzo nel mezzo. Di fronte al cortile, al di là di un ampio sentiero profondamente segnato nel terreno, un minuscolo giardino delimitato da una siepe informe di Tuja e Euonimo. Agli angoli del quadrilatero formato dalla siepe crescevano quattro grossi cipressi forti e slanciati. Statue e vasi di pietra con motivi di fiori e frutta giacevano per la maggior parte riversi a terra. Due pergole, una di gelsomino giallo e una di caprifoglio, erano crollate sui tavoli rotondi di pietra di cui un tempo avevano costituito il riparo. Le viti e gli alberi da frutto erano piuttosto malridotti ma il terreno era ingentilito dalle foglie dei carciofi.

Un luogo non vergine, popolato da piante inselvatichitesi nel tempo, ma tutto da ripensare si presentava allora agli occhi di Eden, che se ne innamorò all’istante: era il 1884, c’era molto da fare e ci mettemmo subito all’opera, scrive l’autore. 

Dopo aver ridisegnato viali, filari e bordure, ispirandosi ai giardini scozzesi di Ross-shire, Hampton Court e al Generalife di Granada, e adattandosi alla morfologia lagunare, per Frederik Eden inizia il processo che non può mai dirsi veramente concluso della creazione di un giardino vivente, animato da alberi e fiori in ogni stagione. Il giardino di Eden è un connubio tra utilità e bellezza: vi trovano dimora gelsi, scenografici allori, oleandri alti 4 metri, cachi, magnolie, aceri giapponesi, peschi, fichi, uva, ‘marinelli’ (unica varietà di ciliegio a tollerare il suolo salmastro lagunare), deutzie, glicine, maggiociondolo, biancospino, forsizia e diverse varietà di melograno. Le rose sul finire di maggio offrono uno spettacolo incantevole nelle aiuole dove fioriscono iris, campanule, speronelle, digitali, mughetti e gigli di Sant’Antonio (Lilium candidum). Ai piedi dei roseti, come in una sinestesia pascoliana, crescono le fragole: è un’esperienza piacevole, dice l’autore, recidere una rose Tea e raccogliere fragole dalla stessa aiuola. I cavoli e i carciofi degli ex proprietari lasciano progressivamente il posto a giunchiglie, anemoni e tulipani, perlopiù importati dall’Olanda, digitale, aquilegia e speronella si estesero fino a diventare continenti, da uno spruzzo di nigella, sgorgo’ un mare azzurro

Un tripudio di colori e di sfumature colorano le lunghe bordure e aiuole che compongono il giardino: uno spirito impressionista anima l’autore-giardiniere che al pari di un Monet desidera imprimere nel quadro-giardino una pennellata più vigorosa disponendo le piante in modo da ottenere folte macchie di colore

Il testo è una sorta di diario poetico dove l’autore, tra un excursus botanico e l’altro, racconta di feste patronali e produzione e commercio della frutta, annota appunti sull’idraulica, la meteorologia e la morfologia del terreno, narra vicende e descrive personaggi della Venezia del tempo. Il libro è forse anche il testamento morale dell’autore che suona come un invito e un consiglio: mi separerò dunque dal mio giardino, consigliando a chi non l’ha di procurarsene uno, se ne ha la possibilità. A coloro che già l’hanno di continuare a lavorarci. A chi ha figli di trasmettere loro l’amore per il giardinaggio. 

Il gardening tip di Frederik Eden

Abbiamo piantato a mughetti 4 o 5 aiuole lunghe 10-15 metri ciascuna, scegliendone la posizione in modo da prolungare il più possibile la stagione della fioritura. Quasi ogni anno, a rotazione, una delle aiuole deve essere sfoltita perché le piantine crescono così vicine l’una all’altra che le foglie soffocano i fiori. Il primo anno la fioritura è modesta, raggiunge il massimo splendore nei due o tre anni seguenti e poi rallenta l’anno successivo. I mughetti della varietà ‘Flore Pleno’, a fiore doppio, richiedono più spazio. 

Le rose del giardino di Frederik Eden 

Nella prima metà di maggio va in scena lo spettacolo più sfarzoso, quello delle rose 

Le varietà di rose che popolano il giardino sono numerose: Cabbage Rose, Rose de Mai, Old Blush, Empereur, Empress Joséphine, Sir Watkin, Comte de Paris, Papa Gontier, Beauté Inconstante, Madame Jules Grolez, Maria Immaculata, Gustave Régis, Souvenir de Catherine Guillot, Madame Eugène Résal, Comtesse Riza du Parc, Caroline Testout, Madame Falcot, Malmaison, La France, Madame Alfred Carrière Aimée Vibert, Madame Bérard, Reine Olga De Wurtemberg, Gloire Lyonnaise, Céline Forestier, Rêve d’Or, William Allen Richardson, Crimson Rambler, Reine Marie Henriette.

testo di Clara Stevanato, La jeune botaniste

Consigli di lettura e curiosità

Oggi leggiamo Un giardino a Venezia grazie alle Edizioni L’Erta, che nel marzo del 2020 decidono di riportare sugli scaffali delle librerie questa pubblicazione nella loro collana Le Perle. Il volume, curato da Francesco Soletti, presenta anche una approfondita postfazione assolutamente da leggere.

I coniugi Eden erano soliti ospitare alla Giudecca molti personaggi eminenti del tempo: Marcel Proust, Rainer Maria Rilke, Eleonora Duse furono solo alcuni di loro. Il Giardino Eden rimase talmente tanto nei cuori di chi poté ammirarlo che oggi possiamo leggerlo tra le pagine del celebre Carteggio Aspern di Henry James, nel romanzo di Gabriele D’Annunzio Il fuoco e nei versi della poesia di Jean Cocteau Souvenir d’un soir d’automne au jardin Eden. 

Anche Serena Dandini, nel recente volume Cronache dal Paradiso pubblicato da Einaudi, ci racconta il Giardino Eden: un esempio di come i grandi giardini possano davvero sopravvivere al tempo.

A proposito di giardini da restituire alla loro bellezza primigenia, è notizia di questi giorni l’inizio dei lavori di restauro e riapertura al pubblico dell’Orto Giardino della Chiesa del SS. Redentore di Venezia: Venice Gardens Foundation ha affidato i lavori all’architetto paesaggista Paolo Pejrone e in progetto vi è riportare lo spazio all’antico splendore. In questo caso, visitatori e appassionati potranno presto riappropriarsi di uno spazio verde veneziano di tutto rispetto.

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