Tempo fa su Blufiordaliso inaugurai la rubrica Di libri, ricerche e autrici con un articolo dedicato a Paola Lombroso Carrara: giornalista, scrittrice con il nom de plume Zia Mariù, pedagogista e figlia di quel celebre Cesare Lombroso che tutti ricordiamo, l’avevo incontrata per la prima volta tra le pagine di Lessico famigliare di Natalia Ginzburg e la curiosità di sapere qualcosa in più sulla sua vita ebbe la meglio. Entrai nella Torino di inizio ‘900, innamorandomene perdutamente; studiai la carriera di Paola Lombroso Carrara; intuii che la sua famiglia di provenienza aveva molto altro da raccontare.
Per questo non appena ho saputo dell’uscita per Edizioni Clichy di Una donna nell’ombra mi sono prodigata per leggerlo subito: Silvia Di Natale, la sua autrice, ricostruisce tra le pagine di questo romanzo la vita di Gina, sorella di Paola, e leggere sue le vicissitudini è stato molto interessante e utile a radunare i tasselli relativi alla famiglia Lombroso. Inoltre, in occasione dell’uscita di questo articolo, la dott.ssa Di Natale – insegnante, scrittrice e scultrice – ha gentilmente risposto a qualche mia domanda sul libro e con molto piacere condivido le sue risposte qui.
Gina Lombroso, sorella minore di Paola, parla in prima persona nelle pagine di Una donna nell’ombra raccontando il trasferimento della famiglia a Torino, l’infanzia, i giochi, il lavoro di un padre occupato tutto il giorno, tra le sue carte, ma che la sera diventa quasi all’improvviso una sorta di prestigiatore in grado di incantare i figli con piccoli gesti:
A volte ci portava al piazzale Monte dei Cappuccini a vedere il tramonto. Torino, allargata ai nostri piedi, si tingeva di viola, mentre un unico nastro giallo si allungava lungo il profilo delle montagne. […] Le impalcature della Mole Antonelliana erano cresciute dall’ultima volta che le avevamo viste.
Ho chiesto a Silvia Di Natale qual è stata la genesi questo libro:
Il romanzo di Gina Lombroso nasce da un manoscritto trovato in un archivio: sembra un espediente da romanzo ottocentesco, ma è andata proprio così. In realtà dovrei parlare di un dattiloscritto perché Gina scrisse a macchina quelle che dovevano diventare le sue memorie, che, rimaste incompiute, non vennero mai pubblicate. I fogli che ho consultato all’Archivio Vieusseux di Firenze portano la data del 1922, ma si soffermano soprattutto sull’infanzia di Gina Lombroso e sulla sua famiglia. La famiglia Lombroso, residente a Torino, era composta di cinque bambini (due femmine, Paola e Gina, e tre maschi), mamma Nina, silenziosa, da sempre abituata a operare nell’ombra, e papà Cesare, l’esuberante medico, psichiatra e antropologo che negli ultimi decenni dell’ottocento godette di fama mondiale. Qualche data: Cesare Lombroso: 1835 – 1909, Paola Lombroso Carrara: 1871 – 1954, Gina Lombroso Ferrero: 1872 – 1944.
Fin dalle prime pagine emergono i diversi tratti caratteriali dei vari membri della famiglia Lombroso e Gina si descrive timida, incapace di imporsi, mite, remissiva: se anche i fratelli la chiamano a mediare i loro diverbi, agli occhi di tutti è la brava figlia, la segreteria del padre, la ragazza che si arrende sempre alle consuetudini familiari. Gina, in realtà, è un’osservatrice acuta, una studentessa metodica e perspicace, particolarmente dotata per le materie scientifiche e nutre la segreta speranza di poter lavorare con il padre, da pari. Dopo il ginnasio e una prima laurea in lettere, presa per accontentare i genitori, finalmente si iscrive alla facoltà di medicina e lì inizia a elaborare progetti innovativi per affiancare alle idee di Cesare Lombroso le sue, focalizzate in particolar modo su aspetti sociologici. Agisce con rispetto e gentilezza, abbandona il futuro di un amore perché la sorella è innamorata dello stesso uomo, si convince che un matrimonio privo di passione, ma alimentato da un forte connubio intellettuale, sia abbastanza. Durante la giovinezza Paola è molto presente nella vita di Gina, come leggiamo tra le pagine di Una donna nell’ombra, ma le due sorelle sono distanti con complicità, proprio per i loro caratteri così diversi:
Paola aveva colto nel segno. Io sarei rimasta per sempre la segretaria di qualcuno, papà per il momento, un altro più tardi, perché mi mancava il coraggio di manifestare qualcosa di mio. Non avevo idee mie come Paola, ero incapace di creare qualcosa, come faceva lei in continuazione, come faceva papà dal momento in cui si svegliava a quello in cui andava a letto e spesso, a sentir lui, anche mentre dormiva. Il mio ruolo, perciò, sarebbe rimasto sempre quello, umile, della donna nell’ombra: colei che mette in ordine, tiene le fila delle produzioni altrui e vi contribuisce in silenzio.
L’autrice Silvia Di Natale racconta così il loro rapporto:
Paola era la sorella maggiore e aveva molto ascendente sui fratelli e sulla sorella. Le due sorelle erano all’opposto: tanto Paola era estroversa, impulsiva e ribelle, tanto Gina era introversa, riflessiva, obbediente, sempre pronta a rinunciare a un desiderio proprio pur di far contento qualcun altro. Durante l’infanzia le due sorelle erano inseparabili; Paola difendeva Gina a spada tratta, perché quest’ultima, modesta com’era, era incapace di far valere le sue ragioni e veniva spesso sottovalutata, persino dai genitori. Anche se già all’età di dodici anni aveva iniziato ad aiutare il papà facendogli da segretaria, il professor Lombroso non si era neppure accorto di avere una figlia molto intelligente, anzi, dubitava che ce l’avrebbe fatta a passare il ginnasio e ad andare all’università. Arrivata senza difficoltà a quella soglia, Gina avrebbe voluto studiare medicina, ma i suoi si opposero. Paola perorò la causa della sorella, ma inutilmente, perché Gina, per paura di far dispiacere a mamma e papà, preferì rinunciare alle sue aspirazioni. Ci tornerà soltanto dopo aver prima studiato lettere, una facoltà che non le piaceva affatto. I rapporti tra le sorelle si guastano quando Paola si innamora del giovane che fa la corte a Gina. In seguito Gina rinuncerà all’uomo che ama (Mario Carrara) per lasciarlo alla sorella, una rinuncia che però incrina non poco il rapporto tra sorelle. Gina e Paola continueranno nondimeno ad appoggiarsi, ma a distanza. Le vicende famigliari e quelle politiche le separeranno ulteriormente, finché Paola, vedova e sola, non raggiungerà la sorella a Ginevra e l’assisterà nei suoi ultimi giorni. Gina muore nel 1944.
La vita nell’ombra di Gina Lombroso è stata, in realtà, ricca di operosità, soprattutto in ambito letterario. Pur affiancando il lavoro del padre e quello del marito, lo storico Guglielmo Ferrero, Gina non abbandona mai l’osservazione della società in cui vive, facendone attenti studi. Negli Anni Venti l’Italia scivola velocemente nella spirale fascista, che ostacola sempre di più le famiglie ebree come la sua e l’attività intellettuale, ma Gina non abbandona mai il suo sguardo critico e propositivo: raccoglie dati e interviste che trasforma in statistiche e progetti per il miglioramento della classe operaia torinese; studia con razionalità e perspicacia le condizioni di salute e il grado di istruzione dei bambini; pubblica, tra il 1917 e il 1920, numerosi saggi raccolti nel volume L’anima della donna.
La sua non è la vita di una persona straordinaria che compie gesti coraggiosi o si ribella alle convenzioni; tuttavia, io la immagino una donna che non smette mai di interrogarsi e proporre, prima a se stessa poi, timidamente, agli altri, idee e azioni volte al miglioramento. Dai personaggi secondari, da coloro che forse appaiono meno, sono sempre terribilmente affascinata: come Beth di Piccole donne e lady Edith di Downton Abbey, anche Gina Lombroso ha una storia preziosa, uno spin off che vale assolutamente la pena conoscere. Una donna nell’ombra è il racconto di una storia di vita unica trasposto da Silvia Di Natale in un libro intimo e poetico che si legge come un grande romanzo famigliare. Ho chiesto all’autrice con quali occhi le donne di oggi, un secolo dopo, possano rileggere la storia di Gina Lombroso:
Gina è ben lontana dall’essere un’Anna Kuliscioff e non ha la verve della sorella: sin da bambina accetta il suo ruolo di pacere e fa di tutto per mantenere l’armonia tra le persone che le sono care. Questo ruolo però spesso le impedisce di perseguire i propri desideri e diventa vittima del suo eccesso di altruismo. Gina si accorge soltanto in età matura di essersi abituata ad agire in conformità a ciò che pensa che gli altri si aspettino da lei creandosi spesso degli obblighi che gli altri neppure le attribuiscono. Questo è stato il dilemma di molte donne della mia generazione: sin da piccole ci è stato insegnato che la rinuncia dei nostri desideri per lasciare spazio ad altri – quell’eccesso di altruismo di cui soffriva Gina Lombroso – fa parte del nostro essere femmine. Gina però giustamente scorge anche i lati positivi di questo modo di agire e non lo condanna del tutto. Secondo lei il processo di emancipazione femminile non deve farci rinunciare indiscriminatamente a tutte qualità considerate femminili. Alle nostre figlie e nipoti spetta il compito di separare il grano dal loglio, e cioè di salvare le prerogative femminili senza per questo dover rinunciare e al compimento delle proprie aspirazioni.
Il messaggio è chiaro: la Storia ci consente di imparare e di non dimenticare storie di vite come quella di Gina Lombroso, che certamente ci consegna splendidi elementi su cui costruire un futuro se non straordinario, per lo meno onesto e gentile.
Mi sembra una grandissima cosa.
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Ringrazio moltissimo Silvia Di Natale per aver risposto alle mie domande e l’Ufficio Stampa di Edizioni Clichy. Il viaggio tra le pagine di Una donna nell’ombra non finisce qui: ci vediamo tra qualche giorno su Instagram e Facebook con un altro prezioso contributo (stavolta in formato audio) di Silvia Di Natale.
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Bonus Track
Questo articolo si inserisce all’interno della rubrica Di libri, ricerche e autrici, nella quale trovano spazio su Blufiordaliso i miei articoli dedicati a scrittrici e donne vissute tra ‘800 e ‘900: oltre a Paola e Gina Lombroso, vi ho scritto di Alba de Céspedes con Written Wor(l)d, Emily Dickinson, delle donne piemontesi nella Lotta di Liberazione e proseguirò con un appuntamento al mese per tutto il 2024.
Per approfondire Una donna nell’ombra vi consiglio l’accurata sezione di rassegna stampa sul sito di Clichy.
Se siete curiosi di leggere come scriveva Gina Lombroso, sul sito Liber Liber è a disposizione un estratto in download gratuito di La donna nella società attuale (1927).
A Cesare Lombroso è dedicato il Museo di Antropologia Criminale dell’Università di Torino: unico al mondo, offre un percorso di visita che analizza a tutto tondo le attività lombrosiane in un allestimento di pezzi originali.