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Il guardiano degli alberi

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Ci siamo, Giardini Letterari spegne la sua prima candelina!

Con Clara abbiamo cominciato scrivendovi dei giardini di Emily Dickinson, per poi raccontarvi meravigliose bellezze verdi, tra grandi giardiniere, foglie al fruscio del vento, giardini segreti, piccole mani alle prese con l’orto

Per festeggiare stavolta vi portiamo in mezzo alle grandi foreste del nord Europa, in compagnia di Peter Wohlleben, il guardiano degli alberi: grazie per questo splendido anno passato insieme e auguri a Giardini Letterari!

Chi studia per tutta la vita accumula conoscenza. Nel mondo di noi umani questa viene conservata nei libri o nei computer, oppure tramandata oralmente, come accadeva in tempi remoti. Ma cosa succede con gli alberi? […] Anche gli alberi trasmettono la loro saggezza alle generazioni seguenti.

Leggere La forza gentile degli alberi, saggio divulgativo di Peter Wohlleben edito Garzanti (trad. Paola Rumi), è stato illuminante: ho sottolineato, preso appunti, segnato numerose pagine con dei segnapagina adesivi verdi.

Dopo ogni capitolo cominciavo e ricominciavo a guardare gli alberi che incontravo per strada, durante le mie passeggiate o negli spostamenti in auto, con occhi diversi.

Sapevo che nei grandi boschi naturali e nelle foreste di notevole estensione (pochissime, al mondo, ancora tutelate e non danneggiate dalla selvicoltura intensiva) gli alberi si parlano, formando insieme una comunità di rami e radici in grado di comunicare informazioni e, in un certo senso, stati d’animo durante le stagioni. Ma tra queste pagine ho imparato molto, molto di più grazie agli studi e alle esperienze riportate dall’autore, un vero esperto di alberi e della loro vita interconnessa, per vent’anni guardia forestale e ora guardiano verde di un bosco di tremila acri al confine con il Belgio.

Peter Wohlleben le piante le ama sul serio e, come si fa per coloro che a cui si vuole veramente bene, ci si dedica con rispetto e serietà, nel suo caso senza mai smettere di confrontarsi con gli studiosi di tutto il mondo: le osserva, aspetta i loro tempi, dà senza paura la fiducia che l’essere umano, in generale, non concede più a nessuno, forte della sua predominanza e della sua superiorità intellettuale.

In realtà, gli alberi sono abituati a cavarsela da soli e ce lo dimostrano da millenni:

I faggi, infatti, si sostentano l’un l’altro distribuendo sottoterra, attraverso le radici, una soluzione zuccherina, aiutando così gli esemplari in stato di necessità, ossia quelli più deboli e affamati.

Ogni bosco – sia esso una pineta, una faggeta, una foresta di più specie in convivenza fra loro – crea il suo equilibrio e gestisce la terra su cui abita in un modo che nessun silvicoltore, botanico o esperto possa immaginare così a lungo termine: la vita di ogni albero si trasforma in esperienza condivisa da tutto il bosco; l’apprendimento comportamentale passa da singolo a collettivo, in grado di seguire l’andamento delle stagioni, di imparare di anno in anno, di mettere in atto strategie di memoria verde. Gli insegnamenti vengono trasferiti ai posteri passando alle generazioni successive un patrimonio genetico adattato ed evoluto in base alle condizioni climatiche, che gli alberi sì subiscono come l’essere umano (subendo, pure, i cambiamenti negativi generati proprio dall’umanità), ma che sono anche in grado di indirizzare, proprio con la forza gentile delle loro ampie comunità, in correnti utili al ciclo vegetativo.

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Peter Wohlleben ci insegna ne La forza gentile degli alberi quanto siano importanti per noi queste grandi creature verdi e quanto spesso ci dimentichiamo di rispettarle semplicemente per ciò che sono: degli esseri viventi che popolavano la Terra ben prima dell’essere umano, perfettamente in grado di regolarsi, moltiplicarsi, vivere in una forma sociale integrata e ricca senza di noi. Leggere questo saggio divulgativo è alla portata di tutti e necessario. Ci si forma leggendo e, se sosteniamo di essere delle creature superiori, in grado di apprendere non soltanto a livello esperienziale, ma anche grazie alle decantate capacità superiori che possediamo, allora dobbiamo farlo, dobbiamo iniziare a capire davvero gli alberi.

testo di Sara Valinotti, Blufiordaliso

Perché le foglie degli alberi cambiano colore? 

L’ingiallimento delle foglie in autunno insorge quando gli alberi si preparano al riposo invernale: in questo preciso momento dell’anno gli alberi scompongono la clorofilla e la ritirano lentamente nei rami, nel tronco e nelle radici. Una volta immagazzinata, la clorofilla sopravvive all’inverno, protetta, per poi compiere il viaggio in senso inverso in primavera raggiungendo le foglie nuove.

In autunno, quando il verde della clorofilla scompare, diventano visibili i carotenoidi gialli, che sono sempre presenti nella foglia ma sono invisibili in primavera e in estate perché coperti dal pigmento verde. Per quanto riguarda le foglie rosse invece, la situazione è più complessa. Mentre il giallo si manifesta passivamente al ritiro della clorofilla, il rosso deve essere prodotto attivamente e la pianta lo deve pompare nelle foglie muovendo il pigmento in senso inverso rispetto al cammino della clorofilla.

Gli studiosi non hanno ancora scoperto la vera ragione di un tale sforzo da parte della pianta a pochi giorni dall’inverno imminente: invece di immettere in circolo un nuovo pigmento – il rosso – sarebbe più ragionevole concentrare tutte le energie per salvaguardare la clorofilla durante il riposo invernale… Ma l’albero fa altrimenti. Gli studiosi propongono due ipotesi per questo fenomeno: la prima è che il pigmento rosso fungerebbe da crema solare per le foglie, le quali, private della clorofilla, sarebbero molto più sensibili ai raggi solari; l’altra consiste nel ritenere che il colore rosso dissuaderebbe gli insetti dal nutrirsi delle ultime foglie permettendo all’albero di completare senza intoppi il proprio ciclo. Vari studi scientifici hanno dimostrato, infatti, che gli alberi dal fogliame autunnale rosso combattono efficacemente con un numero elevato di afidi e insetti. Tuttavia, dal momento che gli afidi non percepiscono visivamente il colore rosso, si potrebbe pensare che ci siano altre ragioni per le quali questi ultimi non attaccano o attaccano di meno gli alberi dal fogliame rosso.

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La risposta risiede nella strategia mimetica dell’albero: proprio perché gli afidi sono attirati visivamente dal verde e dal giallo e non percepiscono il rosso; gli alberi, vestendosi di questo colore, si mimetizzerebbero, passerebbero inosservati e rimarrebbero indenni all’attacco degli afidi! Un esempio eccezionale di questa interazione attacco-difesa è costituito da alcune varietà di melo selvatico delle cui foglie gli afidi andrebbero ghiotti, se queste non cambiassero colore prima di cadere. Nelle varietà coltivate la colorazione rossa delle foglie è praticamente scomparsa, a discapito di altre caratteristiche ritenute indispensabili per la produzione: lo studioso Marco Archetti ha dimostrato che gli attacchi degli afidi si riducono proporzionalmente in base al colore verde, giallo o rosso delle foglie, confermando quindi la teoria del mimetismo volontario dell’albero per sfuggire al piccolo predatore. 

Se questo argomento vi ha incuriosito, andate alla pagina 46 di La forza gentile degli alberi!

testo di Clara Stevanato, La jeune botaniste

Per approfondire:

Un agile saggio divulgativo e appassionante, che spiega molto bene le connessioni che le piante stabiliscono tra loro, è Botanica di Stefano Mancuso (Aboca Edizioni).

Se desiderate, invece, passeggiare tra i boschi italiani in compagnia di Francesco Boer vi consiglio spassionatamente il suo Troverai più nei boschi (Il Saggiatore): testo e illustrazioni (stupende) vi guideranno alla scoperta di flora e fauna senza mai dimenticarci di osservare.

Passare del tempo tra gli alberi è fondamentale e, se non ne abbiamo vicino a casa o non possiamo raggiungere la montagna, il posto perfetto è certamente l’orto botanico: cercate quello più vicino a voi, vi riserverà senza dubbio emozionanti sorprese. L’Orto Botanico di Torino, quello che conosco meglio, ha un arboreto chiamato Boschetto all’interno del quale si respira un angolo di natura davvero eccezionale pur essendo in città.

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